…“Quale
nazione avrebbe accettato la divisione del proprio
territorio imposta dall’alto
fosse anche dall’ONU, (che allora, ricordiamolo, era
costituito da un quarto degli stati attuali ed era
sotto il controllo di USA e Unione Sovietica).
Se poi l’ONU avesse imposto anche l’applicazione
della risoluzione 194 che chiedeva a Israele di
permettere ai palestinesi cacciati con la forza di
poter tornare, allora le cose sarebbero
andate molto diversamente. Ma Israele rifiutò la
risoluzione…” (Mauro Manna)
CANZANO 1- Ebrei ‘ueber alles’. Sin dal 1948 con la
nascita dello stato di Israele leggendo vari
giornali vediamo la presenza ebraica in ogni settore
della vita sia culturale che economica: guida e
saggi e ‘uomini giusti’?
MANNO – Io non direi “Ebrei über alles”, semmai
“sionisti über Alles”. Questa distinzione oggi è
fondamentale. Studio da anni l’ideologia politica
del sionismo per poter dire con certezza che la
confusione su questo punto non è solamente errata,
storicamente e politicamente, ma anche ingiusta
verso quei tanti ebrei che sono stati le vittime del
sionismo. Anche oggi ci sono ebrei che sono vittime
del sionismo. Io di queste nuove vittime ne conosco
alcune personalmente, e non mi sembra che siano
“über alles”, sono invece certamente sotto il mirino
dei sionisti. Vengono ostracizzate, perdono il posto
all’università come è successo a Norman Finkelstein,
l’autore de ‘L’industria dell’Olocausto’ oppure
vengono isolate e messe in condizioni di lasciare
non solo la cattedra universitaria ma anche i loro
affetti e i loro amici in Israele ed emigrare in
occidente, come è successo a Ilan Pappe, l’autore di
‘La pulizia etnica della Palestina’. Questi ebrei
soffrono perché hanno il coraggio di proclamarsi
antisionisti. Questo atto di rivolta contro il
sionismo non costituisce solo il ripudio di
quell’ideologia politica ma è anche il rigetto delle
conseguenze storiche che la sua vittoria ha avuto,
vale a dire, lo stato ebraico, Israele come stato
ebraico. Gli antisionisti vogliono la fine dello
stato d’Israele così come è stato edificato dai
sionisti e si battono per la sua sostituzione con
uno stato unico e democratico per tutti gli ebrei e
tutti i palestinesi che si trovano all’interno
dell’intera Palestina, cioè all’interno di Israele e
dei territori occupati, Gaza compresa. Ma ciò non
basta; essi sostengono anche il diritto al ritorno
dei profughi cacciati nel 1948, come d’altronde
sancisce la risoluzione dell’Onu n° 194, votata
esattamente 60 anni fa (11 dicembre 1948) e mai
applicata.
Ma attenzione! Chi conosce la sorte di queste nuove
vittime del sionismo, cioè degli ebrei antisionisti,
non deve dimenticare la sorte ben più tragica
toccata agli ebrei assimilazionisti durante il II
conflitto mondiale. Anch’essi erano contrari al
sionismo, anch’essi sono stati le vittime del
sionismo. Questa è la parte della loro storia che i
sionisti vogliono assolutamente tenere nascosta. La
loro lotta contro gli ebrei assimilazionisti,
condotta in collaborazione con i nazisti e gli
antisemiti.
Altro che “uomini giusti”, i sionisti sono gli
uomini politici più ingiusti che ci siano mai stati,
verso gli altri ebrei e verso i non-ebrei.
CANZANO 2- Gli ebrei assimilazionisti?
MANNO – Gli ebrei assimilazionisti sono quegli ebrei
che vogliono assimilarsi, fondersi nella popolazione
del paese dove sono nati. Per la legge rabbinica, l’halachà,
è ebreo chi è figlio o figlia di madre ebrea o chi
si converte al giudaismo. L’ebraicità dunque è
trasmessa attraverso il sangue, dalla madre al
figlio o alla figlia. Per le altre religioni non è
così: il cristianesimo di un cattolico o l’islam di
un musulmano non sono trasmessi attraverso il
sangue. Per conservare questa peculiarità ebraica e
per conservare l’ebraismo in generale è fondamentale
che nella famiglia non ci siano matrimoni misti, con
non-ebrei. Se un ebreo (non nato in Israele) ritiene
che il fatto di essere figlio di madre ebrea non lo
faccia ebreo, se rigetta la religione ebraica, se si
considera un essere umano libero di scegliere
un’altra religione o nessuna religione, se vuole
vivere senza il peso del passato ebraico della sua
famiglia, allora costui è un’assimilazionista. Vuole
uscire dal chiuso mondo ebraico ed entrare nel mondo
più aperto e libero dei non-ebrei. Costui quindi
adotterà totalmente la cultura, la lingua, il modo
di vita, la cucina, la tradizione, ecc. del paese in
cui vive. Ne adotterà anche il destino. Non si
sentirà obbligato a sposare una donna ebrea per cui
i suoi figli non saranno più ebrei secondo l’halachà.
Se educherà i suoi figli nello spirito in cui egli
stesso è vissuto e se i suoi figli faranno anch’essi
dei matrimoni misti, e così i figli dei suoi figli,
allora, dopo poche generazioni i suoi discendenti
non saranno più ebrei, saranno italiani, tedeschi,
francesi ecc a tutti gli effetti. Il sionista
Jabotinsky, che ovviamente aborriva l’assimilazione,
così diceva: “Per giungere ad un’assimilazione vera
…. [l’ebreo] deve produrre attraverso una lunga
serie di matrimoni misti, in un periodo di varie
decine di anni, un nipote-di un nipote-di un nipote
nelle cui vene sia rimasta soltanto una minima
traccia di sangue ebraico, perché solo quel
nipote-di un nipote-di un nipote avrà la
conformazione spirituale di un vero francese o di un
vero tedesco”. Il matrimonio misto è alla base
dell’assimilazione. Prima del II conflitto mondiale,
i matrimoni misti erano in forte progressione; per
esempio, nel 1929, in Germania, essi costituivano il
59% dei matrimoni; per contro i matrimoni puri, con
entrambi i coniugi ebrei erano una minoranza, il
41%. Ciò spaventava i sionisti, che consideravano
gli assimilazionisti alla stregua dei traditori.
Quando i nazisti salirono al potere, le
organizzazioni sioniste internazionali si
affrettarono a collaborare con loro e conclusero dei
patti per far emigrare solo i sionisti fuori dalla
Germania (recuperando i loro averi) e avviarli nelle
colonie palestinesi. Gli ebrei assimilazionisti non
li interessavano e così li condannarono alla loro
sorte. I sionisti non fecero nulla perché gli
assimilazionisti tedeschi potessero emigrare in
America o in altri stati occidentali, anzi
bloccarono tutti i tentativi in questo senso. Più
tardi, durante la guerra, estesero questa politica a
livello europeo. Erano in corso eccidi e massacri di
ebrei e loro trattavano per salvare solo i sionisti
e quelli che volevano emigrare in Palestina, gli
altri potevano morire. L’esempio di Rezso Kasztner,
è illuminante. Questo sionista ungherese, nel 1944,
contrabbandò la salvezza della sua famiglia e degli
aderenti alle varie organizzazioni sioniste
ungheresi - 1600 persone in tutto - in cambio della
sua collaborazione e quella dei suoi seguaci per
facilitare la deportazione ad Auschwitz di centinaia
di migliaia di ebrei assimilazionisti.
Questa politica ha facilitato la quasi estinzione
degli ebrei non-sionisti, quelli sulla via
dell’assimilazione. I sionisti sono corresponsabili,
con i nazisti di questo crimine. Ecco la ragione per
cui oggi la maggior parte degli ebrei della diaspora
si dichiarano sionisti e praticano i matrimoni tra
soli ebrei.
CANZANO 3- Cioè una pulizia etnica tra gli ebrei e
condotta dagli ebrei?
MANNO – Serberei il termine «pulizia etnica» a
quello che i sionisti hanno fatto ai palestinesi nel
1948. Essi hanno ripulito la Palestina dai suoi
antichi abitanti, come ha minuziosamente mostrato
Ilan Pappe nel suo recente libro con quel titolo.
Direi invece che c’è stata la volontà dei sionisti
di liberarsi degli ebrei non-sionisti. Io ho parlato
di corresponsabilità dei sionisti con i nazisti.
Sono stati i nazisti a portare la morte mentre i
sionisti hanno collaborato a vari livelli con i
carnefici. Durante il II conflitto mondiale, i
sionisti, in alcuni casi, sono giunti ad uccidere
direttamente, il più delle volte, hanno denunciato
altri ebrei, hanno spesso gestito i campi di
concentramento, hanno convinto gli assimilazionisti
a starsene buoni, a non ribellarsi, il tutto in
cambio della salvezza dei loro seguaci sionisti, dei
loro familiari e degli amici. Per quel che riguarda
i loro seguaci, bisogna specificare che i capi
sionisti non si sono nemmeno impegnati a salvarli
tutti, ma solo i più giovani, cioè quelli che
potevano combattere con le armi (in previsione della
lotta contro gli inglesi e i palestinesi), cioè
quelli che potevano lavorare per lo sviluppo delle
colonie, quelli che potevano fare figli. I vecchi e
i bambini sarebbero stati di peso. Nel 1937, Chaim
Weizmann, futuro presidente di Israele, davanti alla
Commissione Peel a Londra dichiarò con freddezza:
“voglio salvare ... dei giovani [per la Palestina].
I vecchi passeranno. Sopporteranno il loro destino o
non lo faranno. Sono polvere, polvere economica e
morale in un mondo crudele ... Solo il ramo giovane
sopravviverà. Dovranno accettarlo”. E qui si tratta
di sionisti. Ben Gurion, parlando nel ’38, dei
bambini (figli di sionisti e non-sionisti), disse:
“Se sapessi che è possibile salvare tutti i bambini
di Germania portandoli in Inghilterra e solo metà di
essi portandoli in Eretz Israel, allora opterei per
la seconda alternativa”. Ben Gurion sapeva che se
gli assimilazionisti e le persone di buona volontà
avessero dovuto scegliere “tra il salvare gli ebrei
dai campi di concentramento” e il sionismo, “la
pietà” avrebbe avuto “la meglio e tutta l’energia
della gente” sarebbe stata “canalizzata verso il
soccorso degli ebrei di vari paesi”; allora “il
sionismo” sarebbe stato “cancellato dall’ordine del
giorno non solo presso l’opinione pubblica mondiale,
in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ma anche in
ogni altro luogo nell’opinione pubblica ebraica”.
Per i sionisti ciò non doveva accadere ed essi
fecero di tutto perché non accadesse. Pensi che
quando qualcuno disse a Yitzhak Gruenbaum – capo del
Comitato di Soccorso (!!!) dell'Agenzia Ebraica in
Palestina, nel 1943 quando gli eccidi erano
cominciati, “Non costruite nuove colonie (…)
sborsate il denaro per salvare gli ebrei della
diaspora”, egli rispose: “Il sionismo passa sopra
ogni altra cosa”. In un’altra occasione, sempre nel
1943, pronunciò la frase: “Una mucca in Palestina
vale più di tutti gli ebrei in Polonia”.
E così i sionisti, alleandosi con i nazisti, si sono
salvati, mentre i non-sionisti sono stati eliminati
proprio in grazia di quella alleanza. Ed oggi i
sionisti dominano su tutti gli ebrei e influenzano
pesantemente i governi occidentali. Determinano la
politica estera americana (vedi il libro di
Mearsheimer e Walt). Per questo Israele è
intoccabile e può fare tutto quello che vuole e non
solo ai Palestinesi… Ma qui tocchiamo il problema
della lobby sionista.
Canzano 4– Lobby sionista?
Manno– Per capirci, prendiamo l’esempio della lobby
sionista in America, la lobby sionista più forte
d’Occidente. Nella corsa dei due candidati americani
alla Casa Bianca, tutti hanno potuto vedere in TV
sia Obama sia il suo vice, Biden, sia i due perdenti
McCain e la Palin correre a genuflettersi davanti
all’organizzazione più potente della lobby, l’AIPAC.
Questo era stato previsto da Mearsheimer e Walt e si
è avverato puntualmente. I due candidati sono stati
costretti a sottomettersi ad un accurato esame
davanti ai giudici della lobby riguardo alle loro
proposte politiche riguardanti Israele e ai posti di
comando che essi erano disposti ad accordare a
sionisti (ebrei o non ebrei) nella loro futura
amministrazione. Tutti ricorderanno come Obama sia
riuscito a spiazzare il rivale proclamando che egli
appoggia la linea di “Gerusalemme unica e
indivisibile capitale dello Stato ebraico”. McCain
non si era spinto a tanto. Questa linea è
ufficialmente condannata dalla comunità
internazionale sulla base di una serie di
risoluzioni dell’ONU. Israele prosegue
nell’espulsione dei palestinesi (in gran parte di
fede cristiana) dalla Città Santa e l’Occidente fa
finta di niente pur mantenendo la posizione
ufficiale dell’ONU. Adesso Obama, l’«uomo della
pace» si è spinto dalla parte di Israele come nessun
presidente lo aveva mai fatto. All’inizio sembrava
che l’appoggio determinante della lobby andasse per
McCain, poi le cose sono cambiate. Bisogna ricordare
che il vice di Obama, Joe Biden, appena scelto, si è
dichiarato “un ardente sionista” e non mi
sorprenderebbe se non sia stato imposto a Obama
proprio dalla Lobby. Poi Obama è riuscito a dare
garanzie sicure e i favori (e i denari) della lobby
sono affluiti dalla sua parte. Un colpo formidabile
per i sionisti. Adesso la lobby avrà una politica
pro israele e pro lobby portata avanti da un
presidente popolare e non da una controfigura di
Bush. I politici occidentali potranno fare anche
loro una politica pro israeliana e pro americana
(che è lo stesso) senza troppo scontrarsi con
l’opinione pubblica. Il movimento pacifista è
completamente spiazzato. Certo molto presto Obama
distruggerà la sua immagine di uomo nuovo,
diventando come la Rice o Powell, il nero di turno
che serve gli interessi della lobby; ma alla lobby
questo cosa importa, dal momento che ottiene ciò che
vuole? In realtà l’immagine di Obama è già
intaccata. La scelta della Clinton agli esteri, la
scelta di Rahm Emanuel (il cui padre ha dichiarato
di odiare gli arabi e di essere sicuro che il figlio
agirà a favore di Israele) sono solo i primi segni.
Un’altra cosa è riuscita ad ottenere la lobby. Dopo
lo strapotere che Bush aveva accordato ad un’altra
ala della lobby, agli screditati neocons (quasi
tutti ebrei), gli strateghi sionisti hanno pensato
di far fare la stessa politica di costoro a dei
non-ebrei, ma di sicura fede sionista. Così dopo
Biden, ecco ricomparire la Clinton (con la quale
Obama all’inizio si era scontrato sulla politica
estera e oggi gliel’affida). Hillary è un’altra
sionista e si porta al Dipartimento di Stato la
squadra ebraica del marito: La Madeleine Albright,
Holbrooke, Dennis Ross, ecc. Stessa politica dei
neocons ebraici ma portata avanti ufficialmente da
non-ebrei. I sionisti non-ebrei sono per fortuna
pochi ma sono i peggiori traditori del loro paese e
mandano a morire giovani americani in guerre per
rafforzare Israele, come è successo in Iraq.
Anche noi europei abbiamo la nostra lobby sionista
comunque. Non ci facciamo illusioni.
CANZANO 5– Anche in Europa c’è la lobby sionista?
Manno – La lobby sionista si trova ovunque nel mondo
dove ci sono sionisti. Se quest’ultimi fossero tutti
in Israele le cose sarebbero più semplici ma c’è la
Diaspora e tra gli ebrei della Diaspora ci sono
molti sionisti. Già era nel programma del primo
Congresso Sionista (1897) che i sionisti della
Diaspora dovessero compiere i passi necessari “per
ottenere dai diversi governi il consenso necessario
alla realizzazione degli scopi del sionismo”. Ed è
quello che essi sono riusciti a fare. Oggi, dopo la
nascita di Israele, la lobby sionista americana e le
varie lobby nazionali servono sempre gli “scopi del
sionismo”, che però sono diversi rispetto a quando
bisognava fondare lo stato ebraico. Dopo 60 dalla
sua fondazione, Israele non ha fondamenti sicuri. La
sua esistenza come “stato ebraico” è messa in
discussione ed esso si mantiene solo con la forza.
Essendo uno stato etnico che occupa terre altrui e
opprime i palestinesi, senza rispettare la legalità
internazionale, esso sa bene che è uno stato
illegittimo. La lobby ha il compito di
“legittimarlo” almeno in Occidente. L’Europa, almeno
formalmente, si è impegnata in Medio Oriente con una
posizione di equilibrio tra arabi e israeliani.
Abbiamo grandi interessi nel mondo arabo. Nel 2004
ci sono stati i primi cambiamenti. Il Consiglio
dell’UE approvò il “Piano d’Azione UE-Israele” e
nonostante la pagella sconvolgente di Israele nel
campo dei diritti umani, il Piano dichiarava che
“L’UE e Israele condividono gli stessi valori di
democrazia, rispetto di diritti umani e sovranità
della legge e delle libertà fondamentali”. Il che
non è assolutamente vero e sono pronto a
dimostrarlo. Comunque il Piano fa anche peggio: dà
la possibilità a Israele di “prendere parte in
aspetti determinanti delle politiche dell’UE”.
Diventeremo una colonia sionista.
“Dal 2006 la posizione dell’Europa cambiò
ulteriormente. Prima ci fu un ammorbidimento delle
critiche a Israele. Ciò avvenne su pressione di uno
speciale “Comitato Ebraico Americano per L’Europa”.
In esso vi è L’Aipac, l’ADL (lega antidiffamazione),
l’American Jewish Congress, che si è distinto in
modo particolare. A rispondere positivamente da
parte dell’UE fu prima Prodi, poi la Ferrero-Waldner,
infine Barroso. Prima del 2000 l’UE pretendeva che
Israele ripagasse i danni alle infrastrutture
costruite nei territori occupati coi denari europei,
dopo, la Ferrero-Waldner e Barroso non pretendono
più niente. Oggi esiste nel parlamento Europeo una
struttura di circa 200 parlamentari “Amici Europei
di Israele” che lavora per Tel Aviv. Questo sforzo è
sostenuto da uomini d’affari ebrei di tutto il
continente nonché da ebrei eletti nei vari
parlamenti, come, in Italia, la Fiamma Nierenstein e
l’avvocato Alessandro Ruben. Infine, con la
presidenza UE alla Francia dell’ebreo sionista (lo
ha dichiarato lui) Nicolas Sarkozy e la costituzione
dell’Unione Mediterranea, il sionismo è ormai molto
vicino ad ottenere l’accettazione e la
legittimazione di Israele nel mondo arabo, tramite
l’Europa. Attenzione, questa non è una politica di
pace, come dicono i governanti europei. Se la
legittimazione araba si realizzerà, Israele avrà
mano libera per una politica militare, contro
l’Iran, contro Hezbollah e i palestinesi, con il
beneplacido dei paesi arabi. In questo quadro lo
stato palestinese sarà una serie di piccoli
bantustans completamente circondati, come Gaza. Solo
la crisi economica dell’Occidente può fermare il
conflitto. Se la crisi economica farà saltare il
potere traballante dei governanti arabi corrotti,
assisteremo ad una ripresa del terrorismo, delle
rivolte, delle rivoluzioni dei popoli arabi
frustrati.
CANZANO 6- Israele non è uno stato democratico?
MANNO – No. Non lo è. È uno stato etnocratico. Uno
stato per soli ebrei. La democrazia nello stato
ebraico vale solo per gli ebrei. Per i non-ebrei è
una farsa. Immaginiamo per un attimo che in un paese
multietnico in cui vi è un’amministrazione
coloniale, un partito che rappresenta una
particolare etnia ha in programma, dopo la fine del
colonialismo, di costituire uno stato democratico su
tutto il paese ma cacciando le altre etnie. Possiamo
dire che il programma di questo partito è
democratico? Per me è un programma razzista basato
sulla pulizia etnica. Adesso immaginiamo che, finita
la fase del colonialismo, a questo partito venga
concesso di costituire il suo stato ma solo su una
parte del territorio del paese e a condizione che
anche su quel territorio non ci siano espulsioni
etniche. Succede invece che lo stato viene fondato
subito dopo l’espulsione della maggioranza degli
abitanti da parte della minoranza, secondo il suo
programma razzista iniziale. È uno stato democratico
ma la democrazia doveva coinvolgere tutta la
popolazione e non solo la minoranza che ha
effettuato la pulizia etnica. Adesso succede che le
istituzioni che rappresentano la legalità
internazionale (per esempio l’ONU) chiedano a questo
stato etnico di reintegrare gli espulsi e accordare
loro pari diritti democratici. In risposta questo
stato “democratico” (per la sola etnia che esso
rappresenta) si rifiuta di farlo, anzi persevera nel
suo programma iniziale di volere conquistare tutto
il territorio del paese e di colonizzarlo con gente
della sua etnia fatta affluire da altri paesi.
Questa nuova espansione e questa nuova pulizia
etnica non avvengono in modo fortuito ma sono
sancite nei documenti fondanti dello stato
“democratico”. Per esempio in essi vi si stabilisce
che tutto il territorio del paese appartiene a tutti
coloro che appartengono all’etnia giusta ovunque
essi si trovino (e magari da migliaia di anni) e non
appartenga invece agli espulsi che vi vivevano prima
della fondazione dello stato etnico. È ancora uno
stato democratico?
Non basta. Immaginiamo che in questo stato etnico è
sopravvissuta una piccola minoranza dell’etnia
sbagliata. Una minoranza in crescita demografica che
costituisce circa un quarto della popolazione
totale. Queste persone vengono trattate come
cittadini di secondo grado, nelle attività
economiche, nei tribunali, nella vita quotidiana,
ecc., dove devono subire mille discriminazioni. La
discriminazione più grave riguarda il possesso della
terra. Lo stato si è assicurato, con un’altra legge
fondante della “democrazia” etnica, che il 93% della
terra del paese resti nelle mani dell’etnia giusta.
La vendita di proprietà terriere (e immobiliari
costruite su di esse) deve avvenire solo tra persone
di questa etnia. È però possibile acquistare nuove
terre di quel 7% rimasto all’etnia minoritaria, in
modo da espander le proprietà dell’etnia giusta. È
ancora uno stato democratico?
Di fronte a queste discriminazioni lo stato etnico
concede un limitato diritto di voto e un limitato
diritto di critica alla minoranza discriminata.
Bastano questi diritti politici di fronte alle mille
discriminazioni a far sì che lo stato sia
democratico?
Già sento i difensori di Israele, perché è di lui
che stiamo parlando, insorgere e protestare contro
la mia ultima affermazione sui limitati diritti
politici della minoranza palestinese. Invece è
proprio così. Si pensi, per esempio al fatto che in
Israele è proibito mettere in discussione il
carattere ebraico dello stato. È proibito fondare
partiti che hanno come programma uno stato diverso,
non etnico, ma di tutti i cittadini. È proibito
lottare per l’applicazione della risoluzione 194
dell’ONU che sancisce il diritto al ritorno dei
palestinesi espulsi. È proibito lottare per abolire
la legge fondante dello stato che dice che la
Palestina appartiene a tutti gli ebrei del mondo e
che in qualunque momento uno di essi può andare in
Palestina a occupare una proprietà che l’esercito
dello stato ebraico avrà provveduto a togliere a
qualche palestinese dei territori occupati. È ancora
uno stato democratico?
Rovesciamo la situazione: immaginiamo per un attimo
che lo stato italiano si proclami stato “cattolico”
e stabilisca che i cittadini italiani ebrei, o
protestanti o altri ancora non appartengano a questo
stato, li discrimini direttamente, proibisca loro di
acquistare terre o proprietà immobiliari da
cittadini cattolici. D’altra parte stabilisca che i
cittadini cattolici (qualsiasi cosa ciò possa oggi
significare) non possano vendere proprietà a ebrei,
protestanti, ecc, in modo che la terra d’Italia si
concentri sempre più in mani cattoliche. Ai non
cattolici viene lasciato il diritto di voto ma in
modo tale che esso non pregiudichi il carattere
“cattolico” dello stato. L’Italia potrebbe ancora
chiamarsi stato democratico? E ricordo ai difensori
di Israele che gli ebrei in Italia non sono un
quarto della popolazione come i palestinesi in
Israele. Ricordo loro anche che andando avanti nel
modo in cui si sta andando avanti c’è il rischio che
oltre che uno stato etnocratico Israele, diventi
anche uno stato teocratico, visto il peso crescente
dei religiosi nella politica israeliana.
CANZANO 7- Rispetto a quanto abbiamo detto in
quest’intervista, quale sarebbe la tua spiegazione
del furibondo attacco israeliano contro Gaza?
MANNO – Se guardiamo a quello che sta accadendo
adesso a Gaza nel quadro storico che in qualche modo
abbiamo tracciato in questa intervista dobbiamo
concludere che si tratta di un ulteriore passo in
avanti della pulizia etnica dei palestinesi. Se
Israele avesse voluto un compromesso con i
palestinesi su uno stato palestinese, ebbene le
occasioni non sono mancate.
I sostenitori di Israele sostengono che furono i
palestinesi a non accettare la divisione della
Palestina nel 1948. Ma chi l’avrebbe accettata?
Quale nazione avrebbe accettato la divisione del
proprio territorio imposta dall’alto fosse anche
dall’ONU, (che allora, ricordiamolo, era costituito
da un quarto degli stati attuali ed era sotto il
controllo di USA e Unione Sovietica). Se poi l’ONU
avesse imposto anche l’applicazione della
risoluzione 194 che chiedeva a Israele di permettere
ai palestinesi cacciati con la forza di poter
tornare, allora le cose sarebbero andate molto
diversamente. Ma Israele rifiutò la risoluzione,
sicuro dell’appoggio USA, il quale era già sotto
l’influenza della Lobby sionista americana. Fece
molto di più, assassinò il mediatore ONU Folke
Bernadotte che stava elaborando una nuova politica.
Israele voleva uno stato etnicamente puro e niente
altro. Questo è il sionismo. Dopo la guerra del
1967, Israele non accettò neanche la risoluzione 242
che imponeva il ritiro israeliano dai territori
occupati. Anzi, contro ogni legge internazionale,
cominciò a colonizzarli. Israele non accettò nessun
compromesso durante le trattative di Oslo e continuò
ancora la colonizzazione. Nel 2002 gli stati arabi
offrirono il riconoscimento di Israele e la pace in
cambio del ritiro di Israele entro i confini del
1967, ma Israele rifiutò, iniziò la costruzione del
muro che ingloba vasti territori occupati dai quali
la popolazione palestinese viene lentamente espulsa,
e continua sempre con la costruzioni di colonie e
con il soffocamento dei palestinesi di Gerusalemme
Est.
Quando nel 2006, Hamas vinse le elezioni
democratiche e formò un suo governo su tutti i
palestinesi di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est,
Israele non lo riconobbe e assieme agli USA e con la
complicità dell’UE, iniziò una politica di divisione
dei palestinesi. A questa politica si prestò il
corrotto Abu Mazen. Per salvaguardare l’unità, Hamas
accettò un compromesso con lui e con quella parte di
Fatah che lo sostiene; formò con lui, un governo di
unità nazionale. Istigato da USA e da Israele, Abu
Mazen, convinto anche che il nuovo governo era nato
per la debolezza di Hamas, organizzò un complotto a
Gaza per evincere il potere militare del partito
rivale. Ma fallì e furono i seguaci di Abu Mazen ad
essere cacciati da Gaza. Allora, Abu Mazen sciolse
il governo formandone uno con i suoi fedelissimi e
lasciò che Israele arrestasse ministri, deputati,
dirigenti di Hamas in tutta la Cisgiordania. Si
impegnò in trattative per un accordo di Pace con
Israele (Annapolis). Queste ovviamente non hanno
portato a niente, perché Israele non cede su niente
e vuole gente come Abu Mazen che si presta alla
finzione eterna delle trattative e intanto avanza
con la colonizzazione e la pulizia etnica. Per
Israele quindi adesso è essenziale eliminare Hamas,
uccidendone o arrestandone tutti i dirigenti. Questo
è il senso dell’attacco criminale contro Gaza.
Conquistarla e darla a Abu Mazen con il quale
continuare la finzione delle trattative. Se Hamas
resiste ed Israele è costretto a cessare l’attacco e
ritirarsi, sarà Abu Mazen il primo sconfitto, ma
fallirà tutta la strategia di Israele e degli
americani.
AUTOBIOGRAFIA
Provengo da una famiglia
proletaria ed essendo stato mio padre emigrante
all'estero, sono nato in una regione mineraria del
Nord Europa. Vivo a Napoli.
Ho 57 anni. Ho compiuto studi liceali classici
all'estero e poi, rientrato in Italia, ho
frequentato l'Università Orientale di Napoli dove mi
sono laureato in lingue dell'Europa occidentale
(germanistica). Parlo varie lingue e ho una lunga
esperienza come traduttore. Riscrittomi
all'Università dopo la prima laurea, ho fatto studi
storici che però non ho completato. Non ho comunque
mai smesso di approfondire questioni di storia e
geopolitica. Il mio interesse è soprattutto rivolto
al Medio Oriente, al conflitto Israele-Palestina,
all’islamismo politico e al sionismo. Studio anche
l’influenza del sionismo sulla politica
statunitense. Tra le mie pubblicazioni, segnalo /La
natura del sionismo/, uno studio sulle convergenze
storiche ed ideologiche tra sionisti da una parte e
antisemiti e nazisti dall’altra. Un argomento che i
sostenitori di Israele tengono accuratamente
nascosto. Rivendico con fierezza di essere l’autore
della /Lettera aperta al Presidente Napolitano/,
scritta quando egli, avventatamente, ha accomunato
antisionismo e antisemitismo. Ho fatto parte del
gruppo di docenti del Master "Enrico Mattei" per il
Medio Oriente dell'Università di Teramo ed ho
partecipato, con un mio intervento sulla lobby
sionista in America,
alla Conferenza sul Medio Oriente (17-19 aprile
2007) che tante polemiche ha scatenato. Sono membro
fondatore dell'Istituto Enrico Mattei di alti studi
sul Medio Oriente (IEMASMO), con sede a Roma, un
Istituto di ricerca privato che opera con spirito di
amicizia con tutti i popoli della regione ma sempre
in piena autonomia da qualsiasi influenza di stati o
governi.