
…“Quale 
							nazione avrebbe accettato la divisione del proprio 
							territorio imposta dall’alto
							fosse anche dall’ONU, (che allora, ricordiamolo, era 
							costituito da un quarto degli stati attuali ed era 
							sotto il controllo di USA e Unione Sovietica). 
							Se poi l’ONU avesse imposto anche l’applicazione 
							della risoluzione 194 che chiedeva a Israele di 
							permettere ai palestinesi cacciati con la forza di 
							poter tornare, allora le cose sarebbero 
							andate molto diversamente. Ma Israele rifiutò la 
							risoluzione…”  (Mauro Manna)
							 
							CANZANO 1- Ebrei ‘ueber alles’. Sin dal 1948 con la 
							nascita dello stato di Israele leggendo vari 
							giornali vediamo la presenza ebraica in ogni settore 
							della vita sia culturale che economica: guida e 
							saggi e ‘uomini giusti’?
							 
							MANNO – Io non direi “Ebrei über alles”, semmai 
							“sionisti über Alles”. Questa distinzione oggi è 
							fondamentale. Studio da anni l’ideologia politica 
							del sionismo per poter dire con certezza che la 
							confusione su questo punto non è solamente errata, 
							storicamente e politicamente, ma anche ingiusta 
							verso quei tanti ebrei che sono stati le vittime del 
							sionismo. Anche oggi ci sono ebrei che sono vittime 
							del sionismo. Io di queste nuove vittime ne conosco 
							alcune personalmente, e non mi sembra che siano 
							“über alles”, sono invece certamente sotto il mirino 
							dei sionisti. Vengono ostracizzate, perdono il posto 
							all’università come è successo a Norman Finkelstein, 
							l’autore de ‘L’industria dell’Olocausto’ oppure 
							vengono isolate e messe in condizioni di lasciare 
							non solo la cattedra universitaria ma anche i loro 
							affetti e i loro amici in Israele ed emigrare in 
							occidente, come è successo a Ilan Pappe, l’autore di 
							‘La pulizia etnica della Palestina’. Questi ebrei 
							soffrono perché hanno il coraggio di proclamarsi 
							antisionisti. Questo atto di rivolta contro il 
							sionismo non costituisce solo il ripudio di 
							quell’ideologia politica ma è anche il rigetto delle 
							conseguenze storiche che la sua vittoria ha avuto, 
							vale a dire, lo stato ebraico, Israele come stato 
							ebraico. Gli antisionisti vogliono la fine dello 
							stato d’Israele così come è stato edificato dai 
							sionisti e si battono per la sua sostituzione con 
							uno stato unico e democratico per tutti gli ebrei e 
							tutti i palestinesi che si trovano all’interno 
							dell’intera Palestina, cioè all’interno di Israele e 
							dei territori occupati, Gaza compresa. Ma ciò non 
							basta; essi sostengono anche il diritto al ritorno 
							dei profughi cacciati nel 1948, come d’altronde 
							sancisce la risoluzione dell’Onu  n° 194, votata 
							esattamente 60 anni fa (11 dicembre 1948) e mai 
							applicata. 
							Ma attenzione! Chi conosce la sorte di queste nuove 
							vittime del sionismo, cioè degli ebrei antisionisti, 
							non deve dimenticare la sorte ben più tragica 
							toccata agli ebrei assimilazionisti durante il II 
							conflitto mondiale. Anch’essi erano contrari al 
							sionismo, anch’essi sono stati le vittime del 
							sionismo. Questa è la parte della loro storia che i 
							sionisti vogliono assolutamente tenere nascosta. La 
							loro lotta contro gli ebrei assimilazionisti, 
							condotta in collaborazione con i nazisti e gli 
							antisemiti.
							Altro che “uomini giusti”,  i sionisti sono gli 
							uomini politici più ingiusti che ci siano mai stati, 
							verso gli altri ebrei e verso i non-ebrei.
							 
							CANZANO 2- Gli ebrei assimilazionisti?
							 
							MANNO – Gli ebrei assimilazionisti sono quegli ebrei 
							che vogliono assimilarsi, fondersi nella popolazione 
							del paese dove sono nati. Per la legge rabbinica, l’halachà, 
							è ebreo chi è figlio o figlia di madre ebrea o chi 
							si converte al giudaismo. L’ebraicità dunque è 
							trasmessa attraverso il sangue, dalla madre al 
							figlio o alla figlia. Per le altre religioni non è 
							così: il cristianesimo di un cattolico o l’islam di 
							un musulmano non sono trasmessi attraverso il 
							sangue. Per conservare questa peculiarità ebraica e 
							per conservare l’ebraismo in generale è fondamentale 
							che nella famiglia non ci siano matrimoni misti, con 
							non-ebrei. Se un ebreo (non nato in Israele) ritiene 
							che il fatto di essere figlio di madre ebrea non lo 
							faccia ebreo, se rigetta la religione ebraica, se si 
							considera un essere umano libero di scegliere 
							un’altra religione o nessuna religione, se vuole 
							vivere senza il peso del passato ebraico della sua 
							famiglia, allora costui è un’assimilazionista. Vuole 
							uscire dal chiuso mondo ebraico ed entrare nel mondo 
							più aperto e libero dei non-ebrei. Costui quindi 
							adotterà totalmente la cultura, la lingua, il modo 
							di vita, la cucina, la tradizione, ecc. del paese in 
							cui vive. Ne adotterà anche il destino. Non si 
							sentirà obbligato a sposare una donna ebrea per cui 
							i suoi figli non saranno più ebrei secondo l’halachà. 
							Se educherà i suoi figli nello spirito in cui egli 
							stesso è vissuto e se i suoi figli faranno anch’essi 
							dei matrimoni misti, e così i figli dei suoi figli, 
							allora, dopo poche generazioni i suoi discendenti 
							non saranno più ebrei, saranno italiani, tedeschi, 
							francesi ecc a tutti gli effetti. Il sionista 
							Jabotinsky, che ovviamente aborriva l’assimilazione, 
							così diceva: “Per giungere ad un’assimilazione vera 
							…. [l’ebreo]  deve produrre attraverso una lunga 
							serie di matrimoni misti, in un periodo di varie 
							decine di anni, un nipote-di un nipote-di un nipote 
							nelle cui vene sia rimasta soltanto una minima 
							traccia di sangue ebraico, perché solo quel 
							nipote-di un nipote-di un nipote avrà la 
							conformazione spirituale di un vero francese o di un 
							vero tedesco”. Il matrimonio misto è alla base 
							dell’assimilazione. Prima del II conflitto mondiale, 
							i matrimoni misti erano in forte progressione; per 
							esempio, nel 1929, in Germania, essi costituivano il 
							59% dei matrimoni; per contro i matrimoni puri, con 
							entrambi i coniugi ebrei erano una minoranza, il 
							41%. Ciò spaventava i sionisti, che consideravano 
							gli assimilazionisti alla stregua dei traditori. 
							Quando i nazisti salirono al potere, le 
							organizzazioni sioniste internazionali si 
							affrettarono a collaborare con loro e conclusero dei 
							patti per far emigrare solo i sionisti fuori dalla 
							Germania (recuperando i loro averi) e avviarli nelle 
							colonie palestinesi. Gli ebrei assimilazionisti non 
							li interessavano e così li condannarono alla loro 
							sorte. I sionisti non fecero nulla perché gli 
							assimilazionisti tedeschi potessero emigrare in 
							America o in altri stati occidentali, anzi 
							bloccarono tutti i tentativi in questo senso. Più 
							tardi, durante la guerra, estesero questa politica a 
							livello europeo. Erano in corso eccidi e massacri di 
							ebrei e loro trattavano per salvare solo i sionisti 
							e quelli che volevano emigrare in Palestina, gli 
							altri potevano morire. L’esempio di Rezso Kasztner, 
							è illuminante. Questo sionista ungherese, nel 1944, 
							contrabbandò la salvezza della sua famiglia e degli 
							aderenti alle varie organizzazioni sioniste 
							ungheresi - 1600 persone in tutto - in cambio della 
							sua collaborazione e quella dei suoi seguaci per 
							facilitare la deportazione ad Auschwitz di centinaia 
							di migliaia di ebrei assimilazionisti.
							Questa politica ha facilitato la quasi estinzione 
							degli ebrei non-sionisti, quelli sulla via 
							dell’assimilazione. I sionisti sono corresponsabili, 
							con i nazisti di questo crimine. Ecco la ragione per 
							cui oggi la maggior parte degli ebrei della diaspora 
							si dichiarano sionisti e praticano i matrimoni tra 
							soli ebrei. 
							 
							CANZANO 3- Cioè una pulizia etnica tra gli ebrei e 
							condotta dagli ebrei?
							 
							MANNO – Serberei il termine «pulizia etnica» a 
							quello che i sionisti hanno fatto ai palestinesi nel 
							1948. Essi hanno ripulito la Palestina dai suoi 
							antichi abitanti, come ha minuziosamente mostrato 
							Ilan Pappe nel suo recente libro con quel titolo. 
							Direi invece che c’è stata la volontà dei sionisti 
							di liberarsi degli ebrei non-sionisti. Io ho parlato 
							di corresponsabilità dei sionisti con i nazisti. 
							Sono stati i nazisti a portare la morte mentre i 
							sionisti hanno collaborato a vari livelli con i 
							carnefici. Durante il II conflitto mondiale, i 
							sionisti, in alcuni casi, sono giunti ad uccidere 
							direttamente, il più delle volte, hanno denunciato 
							altri ebrei, hanno spesso gestito i campi di 
							concentramento, hanno convinto gli assimilazionisti 
							a starsene buoni, a non ribellarsi, il tutto in 
							cambio della salvezza dei loro seguaci sionisti, dei 
							loro familiari e degli amici. Per quel che riguarda 
							i loro seguaci, bisogna specificare che i capi 
							sionisti non si sono nemmeno impegnati a salvarli 
							tutti, ma solo i più giovani, cioè quelli che 
							potevano combattere con le armi (in previsione della 
							lotta contro gli inglesi e i palestinesi), cioè 
							quelli che potevano lavorare per lo sviluppo delle 
							colonie, quelli che potevano fare figli. I vecchi e 
							i bambini sarebbero stati di peso. Nel 1937, Chaim 
							Weizmann, futuro presidente di Israele, davanti alla 
							Commissione Peel a Londra dichiarò con freddezza: 
							“voglio salvare ... dei giovani [per la Palestina]. 
							I vecchi passeranno. Sopporteranno il loro destino o 
							non lo faranno. Sono polvere, polvere economica e 
							morale in un mondo crudele ... Solo il ramo giovane 
							sopravviverà. Dovranno accettarlo”. E qui si tratta 
							di sionisti. Ben Gurion, parlando nel ’38, dei 
							bambini (figli di sionisti e non-sionisti), disse: 
							“Se sapessi che è possibile salvare tutti i bambini 
							di Germania portandoli in Inghilterra e solo metà di 
							essi portandoli in Eretz Israel, allora opterei per 
							la seconda alternativa”. Ben Gurion sapeva che se 
							gli assimilazionisti e le persone di buona volontà 
							avessero dovuto scegliere “tra il salvare gli ebrei 
							dai campi di concentramento” e il sionismo, “la 
							pietà” avrebbe avuto “la meglio e tutta l’energia 
							della gente” sarebbe stata “canalizzata verso il 
							soccorso degli ebrei di vari paesi”; allora “il 
							sionismo” sarebbe stato “cancellato dall’ordine del 
							giorno non solo presso l’opinione pubblica mondiale, 
							in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ma anche in 
							ogni altro luogo nell’opinione pubblica ebraica”. 
							Per i sionisti ciò non doveva accadere ed essi 
							fecero di tutto perché non accadesse. Pensi che 
							quando qualcuno disse a Yitzhak Gruenbaum – capo del 
							Comitato di Soccorso (!!!) dell'Agenzia Ebraica in 
							Palestina, nel 1943 quando gli eccidi erano 
							cominciati, “Non costruite nuove colonie (…) 
							sborsate il denaro per salvare gli ebrei della 
							diaspora”, egli rispose: “Il sionismo passa sopra 
							ogni altra cosa”. In un’altra occasione, sempre nel 
							1943, pronunciò la frase: “Una mucca in Palestina 
							vale più di tutti gli ebrei in Polonia”. 
							E così i sionisti, alleandosi con i nazisti, si sono 
							salvati, mentre i non-sionisti sono stati eliminati 
							proprio in grazia di quella alleanza. Ed oggi i 
							sionisti dominano su tutti gli ebrei e influenzano 
							pesantemente i governi occidentali. Determinano la 
							politica estera americana (vedi il libro di 
							Mearsheimer e Walt). Per questo Israele è 
							intoccabile e può fare tutto quello che vuole e non 
							solo ai Palestinesi… Ma qui tocchiamo il problema 
							della lobby sionista.
							Canzano 4– Lobby sionista?
							Manno– Per capirci, prendiamo l’esempio della lobby 
							sionista in America, la lobby sionista più forte 
							d’Occidente. Nella corsa dei due candidati americani 
							alla Casa Bianca, tutti hanno potuto vedere in TV 
							sia Obama sia il suo vice, Biden, sia i due perdenti 
							McCain e la Palin correre a genuflettersi davanti 
							all’organizzazione più potente della lobby, l’AIPAC. 
							Questo era stato previsto da Mearsheimer e Walt e si 
							è avverato puntualmente. I due candidati sono stati 
							costretti a sottomettersi ad un accurato esame 
							davanti ai giudici della lobby riguardo alle loro 
							proposte politiche riguardanti Israele e ai posti di 
							comando che essi erano disposti ad accordare a 
							sionisti (ebrei o non ebrei) nella loro futura 
							amministrazione. Tutti ricorderanno come Obama sia 
							riuscito a spiazzare il rivale proclamando che egli 
							appoggia la linea di “Gerusalemme unica e 
							indivisibile capitale dello Stato ebraico”. McCain 
							non si era spinto a tanto. Questa linea è 
							ufficialmente condannata dalla comunità 
							internazionale sulla base di una serie di 
							risoluzioni dell’ONU. Israele prosegue 
							nell’espulsione dei palestinesi (in gran parte di 
							fede cristiana) dalla Città Santa e l’Occidente fa 
							finta di niente pur mantenendo la posizione 
							ufficiale dell’ONU. Adesso Obama, l’«uomo della 
							pace» si è spinto dalla parte di Israele come nessun 
							presidente lo aveva mai fatto. All’inizio sembrava 
							che l’appoggio determinante della lobby andasse per 
							McCain, poi le cose sono cambiate. Bisogna ricordare 
							che il vice di Obama, Joe Biden, appena scelto, si è 
							dichiarato “un ardente sionista” e non mi 
							sorprenderebbe se non sia stato imposto a Obama 
							proprio dalla Lobby. Poi Obama è riuscito a dare 
							garanzie sicure e i favori (e i denari) della lobby 
							sono affluiti dalla sua parte. Un colpo formidabile 
							per i sionisti. Adesso la lobby avrà una politica 
							pro israele e pro lobby portata avanti da un 
							presidente popolare e non da una controfigura di 
							Bush. I politici occidentali potranno fare anche 
							loro una politica pro israeliana e pro americana 
							(che è lo stesso) senza troppo scontrarsi con 
							l’opinione pubblica. Il movimento pacifista è 
							completamente spiazzato. Certo molto presto Obama 
							distruggerà la sua immagine di uomo nuovo, 
							diventando come la Rice o Powell, il nero di turno 
							che serve gli interessi della lobby; ma alla lobby 
							questo cosa importa, dal momento che ottiene ciò che 
							vuole? In realtà l’immagine di Obama è già 
							intaccata. La scelta della Clinton agli esteri, la 
							scelta di Rahm Emanuel (il cui padre ha dichiarato 
							di odiare gli arabi e di essere sicuro che il figlio 
							agirà a favore di Israele) sono solo i primi segni. 
							Un’altra cosa è riuscita ad ottenere la lobby. Dopo 
							lo strapotere che Bush aveva accordato ad un’altra 
							ala della lobby, agli screditati neocons (quasi 
							tutti ebrei), gli strateghi sionisti hanno pensato 
							di far fare la stessa politica di costoro a dei 
							non-ebrei, ma di sicura fede sionista. Così dopo 
							Biden, ecco ricomparire la Clinton (con la quale 
							Obama all’inizio si era scontrato sulla politica 
							estera e oggi gliel’affida). Hillary è un’altra 
							sionista e si porta al Dipartimento di Stato la 
							squadra ebraica del marito: La Madeleine Albright, 
							Holbrooke, Dennis Ross, ecc. Stessa politica dei 
							neocons ebraici ma portata avanti ufficialmente da 
							non-ebrei. I sionisti non-ebrei sono per fortuna 
							pochi ma sono i peggiori traditori del loro paese e 
							mandano a morire giovani americani in guerre per 
							rafforzare Israele, come è successo in Iraq.
							Anche noi europei abbiamo la nostra lobby sionista 
							comunque. Non ci facciamo illusioni.
							 
							CANZANO  5– Anche in Europa c’è la lobby sionista?
							 
							Manno – La lobby sionista si trova ovunque nel mondo 
							dove ci sono sionisti. Se quest’ultimi fossero tutti 
							in Israele le cose sarebbero più semplici ma c’è la 
							Diaspora e tra gli ebrei della Diaspora ci sono 
							molti sionisti.  Già era nel programma del primo 
							Congresso Sionista (1897) che i sionisti della 
							Diaspora dovessero compiere i passi necessari “per 
							ottenere dai diversi governi il consenso necessario 
							alla realizzazione degli scopi del sionismo”. Ed è 
							quello che essi sono riusciti a fare. Oggi, dopo la 
							nascita di Israele, la lobby sionista americana e le 
							varie lobby nazionali servono sempre gli “scopi del 
							sionismo”, che però sono diversi rispetto a quando 
							bisognava fondare lo stato ebraico. Dopo 60 dalla 
							sua fondazione, Israele non ha fondamenti sicuri. La 
							sua esistenza come “stato ebraico” è messa in 
							discussione ed esso si mantiene solo con la forza. 
							Essendo uno stato etnico che occupa terre altrui e 
							opprime i palestinesi, senza rispettare la legalità 
							internazionale, esso sa bene che è uno stato 
							illegittimo. La lobby ha il compito di 
							“legittimarlo” almeno in Occidente. L’Europa, almeno 
							formalmente, si è impegnata in Medio Oriente con una 
							posizione di equilibrio tra arabi e israeliani. 
							Abbiamo grandi interessi nel mondo arabo. Nel 2004 
							ci sono stati i primi cambiamenti. Il Consiglio 
							dell’UE approvò il “Piano d’Azione UE-Israele” e 
							nonostante la pagella sconvolgente di Israele nel 
							campo dei diritti umani, il Piano dichiarava che 
							“L’UE e Israele condividono gli stessi valori di 
							democrazia, rispetto di diritti umani e sovranità 
							della legge e delle libertà fondamentali”. Il che 
							non è assolutamente vero e sono pronto a 
							dimostrarlo. Comunque il Piano fa anche peggio: dà 
							la possibilità a Israele di “prendere parte in 
							aspetti determinanti delle politiche dell’UE”. 
							Diventeremo una colonia sionista. 
							 “Dal 2006 la posizione dell’Europa cambiò  
							ulteriormente. Prima ci fu un ammorbidimento delle 
							critiche a Israele. Ciò avvenne su pressione di uno 
							speciale “Comitato Ebraico Americano per L’Europa”. 
							In esso vi è L’Aipac, l’ADL (lega antidiffamazione), 
							l’American Jewish Congress, che si è distinto in 
							modo particolare. A rispondere positivamente da 
							parte dell’UE fu prima Prodi, poi la Ferrero-Waldner, 
							infine Barroso. Prima del 2000 l’UE pretendeva che 
							Israele ripagasse i danni alle infrastrutture 
							costruite nei territori occupati coi denari europei, 
							dopo, la Ferrero-Waldner e Barroso non pretendono 
							più niente. Oggi esiste nel parlamento Europeo una 
							struttura di circa 200 parlamentari “Amici Europei 
							di Israele” che lavora per Tel Aviv. Questo sforzo è 
							sostenuto da uomini d’affari ebrei di tutto il 
							continente nonché da ebrei eletti nei vari 
							parlamenti, come, in Italia, la Fiamma Nierenstein e 
							l’avvocato Alessandro Ruben. Infine, con la 
							presidenza UE alla Francia dell’ebreo sionista (lo 
							ha dichiarato lui) Nicolas Sarkozy e la costituzione 
							dell’Unione Mediterranea, il sionismo è ormai molto 
							vicino ad ottenere l’accettazione e la 
							legittimazione di Israele nel mondo arabo, tramite 
							l’Europa. Attenzione, questa non è una politica di 
							pace, come dicono i governanti europei. Se la 
							legittimazione araba si realizzerà, Israele avrà 
							mano libera per una politica militare, contro 
							l’Iran, contro Hezbollah e i palestinesi, con il 
							beneplacido dei paesi arabi. In questo quadro lo 
							stato palestinese sarà una serie di piccoli 
							bantustans completamente circondati, come Gaza. Solo 
							la crisi economica dell’Occidente può fermare il 
							conflitto. Se la crisi economica farà saltare il 
							potere traballante dei governanti arabi corrotti, 
							assisteremo ad una ripresa del terrorismo, delle 
							rivolte, delle rivoluzioni dei popoli arabi 
							frustrati.
							 
							CANZANO 6- Israele non è uno stato democratico? 
							 
							MANNO – No. Non lo è. È uno stato etnocratico. Uno 
							stato per soli ebrei. La democrazia nello stato 
							ebraico vale solo per gli ebrei. Per i non-ebrei è 
							una farsa. Immaginiamo per un attimo che in un paese 
							multietnico in cui vi è un’amministrazione 
							coloniale, un partito che rappresenta una 
							particolare etnia ha in programma, dopo la fine del 
							colonialismo, di costituire uno stato democratico su 
							tutto il paese ma cacciando le altre etnie. Possiamo 
							dire che il programma di questo partito è 
							democratico? Per me è un programma razzista basato 
							sulla pulizia etnica. Adesso immaginiamo che, finita 
							la fase del colonialismo, a questo partito venga 
							concesso di costituire il suo stato ma solo su una 
							parte del territorio del paese e a condizione che 
							anche su quel territorio non ci siano espulsioni 
							etniche. Succede invece che lo stato viene fondato 
							subito dopo l’espulsione della maggioranza degli 
							abitanti da parte della minoranza, secondo il suo 
							programma razzista iniziale. È uno stato democratico 
							ma la democrazia doveva coinvolgere tutta la 
							popolazione e non solo la minoranza che ha 
							effettuato la pulizia etnica. Adesso succede che le 
							istituzioni che rappresentano la legalità 
							internazionale (per esempio l’ONU) chiedano a questo 
							stato etnico di reintegrare gli espulsi e accordare 
							loro pari diritti democratici. In risposta questo 
							stato “democratico” (per la sola etnia che esso 
							rappresenta) si rifiuta di farlo, anzi persevera nel 
							suo programma iniziale di volere conquistare tutto 
							il territorio del paese e di colonizzarlo con gente 
							della sua etnia fatta affluire da altri paesi. 
							Questa nuova espansione e questa nuova pulizia 
							etnica non avvengono in modo fortuito ma sono 
							sancite nei documenti fondanti dello stato 
							“democratico”. Per esempio in essi vi si stabilisce 
							che tutto il territorio del paese appartiene a tutti 
							coloro che appartengono all’etnia giusta ovunque 
							essi si trovino (e magari da migliaia di anni) e non 
							appartenga invece agli espulsi che vi vivevano prima 
							della fondazione dello stato etnico. È ancora uno 
							stato democratico?
							Non basta. Immaginiamo che in questo stato etnico è 
							sopravvissuta una piccola minoranza dell’etnia 
							sbagliata. Una minoranza in crescita demografica che 
							costituisce circa un quarto della popolazione 
							totale. Queste persone vengono trattate come 
							cittadini di secondo grado, nelle attività 
							economiche, nei tribunali, nella vita quotidiana, 
							ecc., dove devono subire mille discriminazioni. La 
							discriminazione più grave riguarda il possesso della 
							terra. Lo stato si è assicurato, con un’altra legge 
							fondante della “democrazia” etnica, che il 93% della 
							terra del paese resti nelle mani dell’etnia giusta. 
							La vendita di proprietà terriere (e immobiliari 
							costruite su di esse) deve avvenire solo tra persone 
							di questa etnia. È però possibile acquistare nuove 
							terre di quel 7% rimasto all’etnia minoritaria, in 
							modo da espander le proprietà dell’etnia giusta. È 
							ancora uno stato democratico? 
							Di fronte a queste discriminazioni lo stato etnico 
							concede un limitato diritto di voto e un limitato 
							diritto di critica alla minoranza discriminata. 
							Bastano questi diritti politici di fronte alle mille 
							discriminazioni a far sì che lo stato sia 
							democratico?
							Già sento i difensori di Israele, perché è di lui 
							che stiamo parlando, insorgere e protestare contro 
							la mia ultima affermazione sui limitati diritti 
							politici della minoranza palestinese. Invece è 
							proprio così. Si pensi, per esempio al fatto che in 
							Israele è proibito mettere in discussione il 
							carattere ebraico dello stato. È proibito fondare 
							partiti che hanno come programma uno stato diverso, 
							non etnico, ma di tutti i  cittadini. È proibito 
							lottare per l’applicazione della risoluzione 194 
							dell’ONU che sancisce il diritto al ritorno dei 
							palestinesi espulsi. È proibito lottare per abolire 
							la legge fondante dello stato che dice che la 
							Palestina appartiene a tutti gli ebrei del mondo e 
							che in qualunque momento uno di essi può andare in 
							Palestina a occupare una proprietà che l’esercito 
							dello stato ebraico avrà provveduto a togliere a 
							qualche palestinese dei territori occupati. È ancora 
							uno stato democratico?
							Rovesciamo la situazione: immaginiamo per un attimo 
							che lo stato italiano si proclami stato “cattolico” 
							e stabilisca che i cittadini italiani ebrei, o 
							protestanti o altri ancora non appartengano a questo 
							stato, li discrimini direttamente, proibisca loro di 
							acquistare terre o proprietà immobiliari da 
							cittadini cattolici. D’altra parte stabilisca che i 
							cittadini cattolici (qualsiasi cosa ciò possa oggi 
							significare) non possano vendere proprietà a ebrei, 
							protestanti, ecc, in modo che la terra d’Italia si 
							concentri sempre più in mani cattoliche. Ai non 
							cattolici viene lasciato il diritto di voto ma in 
							modo tale che esso non pregiudichi il carattere 
							“cattolico” dello stato. L’Italia potrebbe ancora 
							chiamarsi stato democratico? E ricordo ai difensori 
							di Israele che gli ebrei in Italia non sono un 
							quarto della popolazione come i palestinesi in 
							Israele. Ricordo loro anche che andando avanti nel 
							modo in cui si sta andando avanti c’è il rischio che 
							oltre che uno stato etnocratico Israele, diventi 
							anche  uno stato teocratico, visto il peso crescente 
							dei religiosi nella politica israeliana. 
							 
							CANZANO 7- Rispetto a quanto abbiamo detto in 
							quest’intervista, quale sarebbe la tua spiegazione 
							del furibondo attacco israeliano contro Gaza?
							 
							MANNO – Se guardiamo a quello che sta accadendo 
							adesso a Gaza nel quadro storico che in qualche modo 
							abbiamo tracciato in questa intervista dobbiamo 
							concludere che si tratta di un ulteriore passo in 
							avanti della pulizia etnica dei palestinesi. Se 
							Israele avesse voluto un compromesso con i 
							palestinesi su uno stato palestinese, ebbene le 
							occasioni non sono mancate.
							I sostenitori di Israele sostengono che furono i 
							palestinesi a non accettare la divisione della 
							Palestina nel 1948. Ma chi l’avrebbe accettata? 
							Quale nazione avrebbe accettato la divisione del 
							proprio territorio imposta dall’alto fosse anche 
							dall’ONU, (che allora, ricordiamolo, era costituito 
							da un quarto degli stati attuali ed era sotto il 
							controllo di USA e Unione Sovietica). Se poi l’ONU 
							avesse imposto anche l’applicazione della 
							risoluzione 194 che chiedeva a Israele di permettere 
							ai palestinesi cacciati con la forza di poter 
							tornare, allora le cose sarebbero andate molto 
							diversamente. Ma Israele rifiutò la risoluzione, 
							sicuro dell’appoggio USA, il quale era già sotto 
							l’influenza della Lobby sionista americana. Fece 
							molto di più, assassinò il mediatore ONU Folke 
							Bernadotte che stava elaborando una nuova politica. 
							Israele voleva uno stato etnicamente puro e niente 
							altro. Questo è il sionismo. Dopo la guerra del 
							1967, Israele non accettò neanche la risoluzione 242 
							che imponeva il ritiro israeliano dai territori 
							occupati. Anzi, contro ogni legge internazionale, 
							cominciò a colonizzarli. Israele non accettò nessun 
							compromesso durante le trattative di Oslo e continuò 
							ancora la colonizzazione. Nel 2002 gli stati arabi 
							offrirono il riconoscimento di Israele e la pace in 
							cambio del ritiro di Israele entro i confini del 
							1967, ma Israele rifiutò, iniziò la costruzione del 
							muro che ingloba vasti territori occupati dai quali 
							la popolazione palestinese viene lentamente espulsa, 
							e continua sempre con la costruzioni di colonie e 
							con il soffocamento dei palestinesi di Gerusalemme 
							Est. 
							Quando nel 2006, Hamas vinse le elezioni 
							democratiche e formò un suo governo su tutti i 
							palestinesi di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, 
							Israele non lo riconobbe e assieme agli USA e con la 
							complicità dell’UE, iniziò una politica di divisione 
							dei palestinesi. A questa politica si prestò il 
							corrotto Abu Mazen. Per salvaguardare l’unità, Hamas 
							accettò un compromesso con lui e con quella parte di 
							Fatah che lo sostiene; formò con lui, un governo di 
							unità nazionale. Istigato da USA e da Israele, Abu 
							Mazen, convinto anche che il nuovo governo era nato 
							per la debolezza di Hamas, organizzò un complotto a 
							Gaza per evincere il potere militare del partito 
							rivale. Ma fallì e furono i seguaci di Abu Mazen ad 
							essere cacciati da Gaza. Allora, Abu Mazen sciolse 
							il governo formandone uno con i suoi fedelissimi e 
							lasciò che Israele arrestasse ministri, deputati, 
							dirigenti di Hamas in tutta la Cisgiordania. Si 
							impegnò in trattative per un accordo di Pace con 
							Israele (Annapolis). Queste ovviamente non hanno 
							portato a niente, perché Israele non cede su niente 
							e vuole gente come Abu Mazen che si presta alla 
							finzione eterna delle trattative e intanto avanza 
							con la colonizzazione e la pulizia etnica. Per 
							Israele quindi adesso è essenziale eliminare Hamas, 
							uccidendone o arrestandone tutti i dirigenti. Questo 
							è il senso dell’attacco criminale contro Gaza. 
							Conquistarla e darla a Abu Mazen con il quale 
							continuare la finzione delle trattative. Se Hamas 
							resiste ed Israele è costretto a cessare l’attacco e 
							ritirarsi, sarà Abu Mazen il primo sconfitto, ma 
							fallirà tutta la strategia di Israele e degli 
							americani. 
							 
							AUTOBIOGRAFIA
							Provengo da una famiglia 
							proletaria ed essendo stato mio padre emigrante 
							all'estero, sono nato in una regione mineraria del 
							Nord Europa. Vivo a Napoli.
							Ho 57 anni. Ho compiuto studi liceali classici 
							all'estero e poi, rientrato in Italia, ho 
							frequentato l'Università Orientale di Napoli dove mi 
							sono laureato in lingue dell'Europa occidentale 
							(germanistica). Parlo varie lingue e ho una lunga 
							esperienza come traduttore. Riscrittomi 
							all'Università dopo la prima laurea, ho fatto studi 
							storici che però non ho completato. Non ho comunque 
							mai smesso di approfondire questioni di storia e 
							geopolitica. Il mio interesse è soprattutto rivolto 
							al Medio Oriente, al conflitto Israele-Palestina, 
							all’islamismo politico e al sionismo. Studio anche 
							l’influenza del sionismo sulla politica 
							statunitense. Tra le mie pubblicazioni, segnalo /La 
							natura del sionismo/, uno studio sulle convergenze 
							storiche ed ideologiche tra sionisti da una parte e 
							antisemiti e nazisti dall’altra. Un argomento che i 
							sostenitori di Israele tengono accuratamente 
							nascosto. Rivendico con fierezza di essere l’autore 
							della /Lettera aperta al Presidente Napolitano/, 
							scritta quando egli, avventatamente, ha accomunato 
							antisionismo e antisemitismo. Ho fatto parte del 
							gruppo di docenti del Master "Enrico Mattei" per il 
							Medio Oriente dell'Università di Teramo ed ho 
							partecipato, con un mio intervento sulla lobby 
							sionista in America, 
							alla Conferenza sul Medio Oriente (17-19 aprile 
							2007) che tante polemiche ha scatenato. Sono membro 
							fondatore dell'Istituto Enrico Mattei di alti studi 
							sul Medio Oriente (IEMASMO), con sede a Roma, un 
							Istituto di ricerca privato che opera con spirito di 
							amicizia con tutti i popoli della regione ma sempre 
							in piena autonomia da qualsiasi influenza di stati o 
							governi.

 
  
  
   
